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OLTRE L’OSTACOLO
In Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al prepandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%).

Dal Rapporto povertà 2021

Mettiamoci in gioco

Quanto spendono gli italiani per il gioco d’azzardo? Nelle pieghe di una piaga. Per uscire dal tunnel. Al via una Campagna nazionale "Mettiamoci in gioco".

Lunedì 4 marzo si è tenuto al Teatro Civico (Sassari) un incontro-dibattito sul gioco d’azzardo

In Italia il gioco d’azzardo “è vietato”… salvo deroghe specifiche concesse dallo Stato (concesse negli anni…).
Se nel 2000 in Italia si spendevano al gioco 14,3 miliardi di euro, si è saliti ai 47,5 miliardi del 2008, ai 79,9 miliardi di euro del 2011 e per il 2012 si prevede una cifra spesa al gioco di circa 90 miliardi di euro.
Sapendo che per legge i minorenni non possono giocare d’azzardo, questo significa che in media ogni maggiorenne della penisola spenderà intorno ai 1.900 euro a testa.
Secondo i dati Eurispes, nel gioco investe di più chi ha un reddito inferiore. A prescindere dall’età, i più attratti dal gioco sono le persone con meno risorse e meno scolarizzazione.

La campagna

Dei 90 miliardi di euro che si presume siano stati spesi in gioco d’azzardo in tutto il 2012, circa 8 saranno destinati alle casse dello Stato. Utilizzando i parametri di uno studio condotto dall’Istituto di Ricerca Economica dell’Università di Neuchatel, si è potuta stimare una cifra compresa tra i 5,5 e i 6,6 miliardi di euro annui come costi sociali e sanitari che il gioco d’azzardo patologico comporta per l’Italia.

Nel 2011 in Italia sono stati giocati 80 miliardi di euro, 61,5 sono tornati nelle tasche dei giocatori, 18,4 sono stati quelli definitivamente persi al gioco (oltre 8 miliardi di questi sono andati allo Stato). Se questi 18,4 miliardi di euro fossero stati investiti in acquisti di beni di consumo avrebbero portato allo stato un’imposta di valore aggiunto (Iva) pari al 21% e quindi avrebbero rappresentato un guadagno di 3,6 miliardi di euro di maggiori entrate di Iva; mentre i soldi persi al gioco d’azzardo di ulteriore “valore aggiunto” hanno ben poco. Ma, oltre ai costi economici, occorre tenere conto anche dei costi per la società che non sono contabilizzabili: gli interessi della criminalità organizzata sul gioco d’azzardo, l’aumento delle separazioni che secondo l’Associazione avvocati matrimonialisti italiani per il 6-8% dei casi è dovuto a problemi con il gioco d’azzardo e infine il fatto che una fascia molto ampia di giocatori è rappresentata da coloro che fanno parte di ceti medio bassi e che spesso fruiscono anche di sussidi statali che finiscono a loro volta nel gioco d’azzardo.

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