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OLTRE L’OSTACOLO
In Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al prepandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%).

Dal Rapporto povertà 2021

Commento vangelo 29 agosto 2021

Vangelo di Marco 7,1-8.14-15.21-23

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”. Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Ripartiamo dall’ascolto della parola di Dio
 
Il vangelo di questa domenica pone al centro della nostra attenzione la riflessione sul vero culto da rendere a Dio: un culto che coinvolga il cuore e la vita, e non soltanto le tradizioni e i precetti umani. Il brano evangelico prende sunto dalle considerazioni che gli scribi e i farisei fanno, circa il comportamento dei discepoli di Gesù, sulla non osservanza delle tradizioni: rendono cibo senza purificarsi le mani. Gesù coglie l’occasione per riprendere in modo duro e deciso i loro discorsi, ma soprattutto il loro comportamento: “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Gesù risponde citando la Parola di Dio, perché essa ha un valore superiore ed oggettivo rispetto a tutte le tradizioni. Se nella prima parte del brano si presenta la disputa con i farisei, nella seconda parte, Gesù si rivolge direttamente alla folla invitandola all’ascolto e alla comprensione di quanto Lui vuole comunicare. Gesù si presenta come un vero ed unico maestro, capace di insegnare con autorevolezza: “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, ossa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”. L’insegnamento di Gesù, è molto adatto per l’uomo di oggi e le situazioni di oggi. Mentre i comandamenti e la Parola di Dio hanno un valore oggettivo e perenne, le tradizioni, invece sono provvisorie e possono essere soggette a cambiamenti. Anche il discorso su ci che è puro e impuro, ha da sempre coinvolto la riflessione della comunità cristiana. Non si tratta di legittimare ciò che è impuro, quanto piuttosto ripartire dalla Parola di Dio, e rileggere la storia, i fatti e le circostanze che caratterizzano il nostro vissuto, e orientarsi verso la conversione del cuore. Ogni nostra azione, intenzione, desiderio e tradizione, sarà buona e meritevole di essere vissuta, soltanto se parte dall’amore per Dio e per i fratelli. Siamo tutti invitati a fare un cammino di discernimento, rispetto alla nostra vita di fede, per comprendere da cosa siamo mossi nelle azioni e decisioni che ogni giorno segnano il nostro vivere. Il nostro cammino di fede è davvero motivato dal profondo desiderio di incontrarci con il Signore o forse da alcune modalità o tradizioni, senza le quali non ci riconosciamo credenti? Le nostre parole, il nostro pensare, le convinzioni che abbiamo, sono capaci di essere segno e testimonianza di fede, soltanto se partono dall’ascolto di Dio e dalla vita di intimo incontro con Lui, attraverso i sacramenti. Se così non fosse, non ci sarà testimonianza, e nessun segno di speranza sarà consegnato a chi, nella povertà e nella sofferenza, cerca un nuovo percorso di vita. Chiediamo di ripartire ogni giorno dal desiderio di Dio e dalla fedeltà agli impegni del nostro battesimo.
 
Fr Giuseppe Piga
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