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OLTRE L’OSTACOLO
In Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al prepandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2 milioni di nuclei familiari).
L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4%), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8% al 7,6%).

Dal Rapporto povertà 2021

Arcidiocesi Sassari

Agli inizi dell’XI sec. Pisa e Genova cacciarono i saraceni dalla Sardegna ed entrarono in contatto con i regoli che governavano i quattro piccoli regni indipendenti. Turris, ancora nell’XI sec., sembra essere il centro principale della Sardegna settentrionale e la capitale del regno omonimo. La sede ecclesiastica venne elevata a dignità metropolitana con il pontefice Alessandro II (1061-1073) e alla sua provincia ecclesiastica furono assegnate ben sette suffraganee (Ampurias, Bisarcio, Bosa, Castra, Ottana, Ploaghe, Sorres); Gregorio VII (1073-1085) nel 1073 vi nomina come arcivescovo Costantino di Castra. Tramite il suo legato Guglielmo di Populonia, Gregorio VII insisté presso Mariano, giudice di Torres, perché si attuassero nel suo giudicato le prescrizioni canoniche sulla vita e l’istruzione del clero: ce n’era proprio bisogno perché dal contaghe di San Pietro in Silki emerge come fossero piuttosto frequenti i casi di presbiteri di condizione servile e coniugati e, di conseguenza, quale fosse la loro inadeguatezza morale e culturale e la mancanza di idoneità agli ordini sacri. Con Urbano II (1088-1099) al presule di Pisa fu concesso l’ufficio di legato, non ad personam ma ad sedem. Tra XI e XII sec. vi si insediarono i monaci cassinesi, vallombrosani, camaldolesi e cisterciensi. Questi ultimi, in particolare, si diffusero, grazie al fatto che il giudice di Torres, Gonario, dopo un incontro con san Bernardo, lasciò il regno, nel 1154 entrò nel monastero di Clairvaux e indossò l’abito cisterciense vivendo santamente. Si deve alla sua influenza la fondazione di Santa Maria di Corte, presso Sindia, nella diocesi di Bosa, e quella di Santa Maria di Paulis, presso Ittiri, nella diocesi turritana. Alla fine del XII sec. Torres è governata dal cisterciense Erberto (1181-1198), di cui è stata tramandata una raccolta di exempla, dal titolo Liber miraculorum et visionum, che ebbe straordinaria fortuna presso i cisterciensi dell’Austria, della Baviera e della Sassonia. A questo periodo si fa risalire il completamento della splendida cattedrale di San Gavino, iniziata un secolo prima, secondo lo stile romanico – pisano. Intanto la città di Turris perde la funzione principale di porto commerciale e attraversa un grave periodo di decadenza; per giunta nei primi decenni del XII sec. la capitale del regno venne trasferita da Turris ad Ardara, situata più all’interno del Giudicato. Anche l’arcivescovo e il capitolo abbandonarono l’antica sede per risiedere a Sassari, che nel XIII sec. appare già popolata e sufficientemente organizzata, anche dal punto di vista ecclesiastico (la città nel 1278 viene suddivisa in cinque parrocchie). Solo nel 1441 la Sede apostolica con la bolla Super universas vi trasferisce il titolo e la cattedrale. Nel frattempo i monaci benedettini erano stati sostituiti dagli ordini mendicanti, complice la diffusione della feudalizzazione catalano-aragonese, preceduta dalla nuova organizzazione economica introdotta da Pisa, che aveva notevolmente contribuito a impoverire le proprietà terriere dei monasteri e delle varie chiese. A Sassari i francescani si insediarono presso la chiesa di Santa Maria di Betlem attorno alla metà del XIII sec. Nell’età aragonese (XIV-XV sec.) furono celebrati i sinodi cosiddetti “del Logudoro”, chiamati in tal modo dall’area nord-occidentale dell’isola, cui appartengono le varie diocesi interessate. Attraverso i canoni di alcuni di questi sinodi sembra solidamente attestata l’antica consuetudine da parte dei vescovi suffraganei di Sassari di intervenire presso la basilica di San Gavino di Porto Torres alle feste dei martiri, in maggio e ottobre, e ai relativi sinodi, sebbene il declino di Turris, dopo due secoli e mezzo di solitudine, si venisse aggravando proprio a partire dagli ultimi decenni del Quattrocento, specialmente a causa dell’emergere della pirateria barbaresca nel Mediterraneo occidentale.

Fonte: G. Zichi, “Sassari”, in L. Mezzadri – M. Tagliaferri – E. Guerriero (diretto da), Le Diocesi d’Italia (vol. III), San Paolo, Cinisello Balsamo 2008, 1153-1159.

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